Nei panni dell’altro

A me “Tolo Tolo” è piaciuto parecchio. Non è un film pro o contro l’immigrazione. Zalone ne ha per tutti, soprattutto per noi italiani ma politicamente la sinistra non ne esce meglio della destra. È sicuramente un manifesto contro il razzismo e su quanto faccia male il pregiudizio. È un trattato di sociologia su vizi e fissazioni italiche. È talmente tante cose che la cosa migliore che si può fare è vederlo e farsi un’idea. Perché “Tolo Tolo” non ha nulla da invidiare a tanti altri film che hanno fatto la storia della commedia italiana.

In “Tolo Tolo” non si ride meno, si ride a condizioni diverse: se vogliamo giocare con le parole potremmo dire che “Tolo Tolo” è sicuramente diverso dagli altri film di Luca Medici, ma non meno divertente. Si ride non già del film, come nei precedenti, ma nel film ovvero a condizione di mettersi nei panni di Checco, un “Idiota” al rovescio, un uomo insensibile a tutto tranne che al proprio ego e alle creme di bellezza, un Forrest Gump de’ noialtri alle prese con il tema mondiale dell’immigrazione.

L’azzardo o il coraggio, per quanto mi riguarda direi il merito di “Tolo Tolo” è di aver raccontato un tema scottante e divisivo, l’immigrazione, attraverso la storia di un personaggio immigrato “a sua insaputa”, (talmente egoista da risultare negletto alla sua stessa famiglia) provocando un cortocircuito nell’animo dello spettatore che non può lasciare indifferenti. Checco Zalone l’egoista, l’uomo per se stesso, ci porta “in his shoes”, come dicono gli inglesi, nei panni dell’altro per antonomasia: lo straniero. Se c’è una morale nel film non può che essere: cari italiani, smettiamola di guardarci allo specchio e cominciamo a guardarci dentro. Chapeau Checco!

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