La pace dis-armata

Dare le armi oppure no all’Ucraina è un dilemma morale che non trova risposte univoche, neanche in campo cattolico. Non è una questione rispetto alla quale ci si può separare tra pacifisti e non pacifisti.

Siamo d’accordo che nell’epoca nucleare è impensabile, irrazionale e illogico credere di ristabilire il diritto violato con la guerra. Ma qui non ci troviamo di fronte ad una guerra secondo i caratteri tipici del diritto internazionale. Si tratta di un atto di aggressione verso uno Stato sovrano che nessuna minaccia aveva sollevato verso l’aggressore.

Ma se resta vera comunque la premessa, sembra mancare una risposta pratica di NONVIOLENZA ad atti di aggressione come questi. Le richiesta di resa, avanzate in maniera troppo affrettata e improvvida da alcuni intellettuali, appaiono non tenere conto del diritto delle vittime a difendersi e della richiesta di aiuto che ci arriva da loro stessi. Qui in ballo ci sono due principi, l’autodeterminazione dei popoli e la legittima difesa, che non si possono liquidare facilmente e a cui occorre dare una risposta per evitare di apparire come coloro che vivono al di fuori dal mondo o peggio, fuori dalla realtà, o dimentichi delle vittime della guerra.

A livello individuale anche personalità come Gandhi e Bonhoeffer (che conosco e amo, come ho letto e amo MLK) arrivavano a legittimare un intervento finalizzato a fermare l’aggressore. Io sinceramente faccio fatica ad essere così netto al rifiuto di un sostegno, anche militare, all’Ucraina. Il Vangelo non dà soluzioni “pratiche” per dilemmi così complessi. Perché Gesù di certo era un uomo mite ma non passivo di fronte alla prepotenza altrui.

A motivo del rifiuto di inviare armi all’ucraina, vi è il rischio una di esclation nucleare, oltre all’illogicità di una pace ricercata attraverso il rifornimento di mezzi atti a uccidere. Riguardo al rischio di una esclation nucleare non può essere esclusa del tutto. Chi si schiera contro l’invio di armi, lo fa sul presupposto di non voler essere corresponsabile di chi, cominciando la guerra, ha ravvivato questa minaccia dentro l’Europa stessa. Ma se il problema è non essere corresponsabili dei crimini di guerra, non aiutare l’aggredito a difendersi non è una omissione ancora più grave? Non solo. Occorre ribadire che l’invio di armi ad una richiesta fondata sulla legittima difesa, non avrebbe la finalità di compiere atti di rappresaglia verso il nemico bensì a limitare, rigettare l’attacco del nemico, anche con la forza.

Non vi è dubbio che le infinite atrocità anche di questa guerra mettano in oscuro quelle poche “buone notizie” che riescono ad arrivare a noi, che tuttavia meritano di essere segnalate perché offrono una prospettiva per un pacifismo, non di maniera, ma figlio di una educazione civile alla nonviolenza. Mi riferisco in particolare a: gli aiuti alla popolazione ucraina in fuga, ma anche il sostegno con aiuti e rifornimenti a chi si trova ancora in Ucraina. E ancora di più gli atti di eroico boicottaggio dei cittadini ucraini contro gli invasori russi, i disertori dell’esercito russo e i manifestanti nelle piazze russe. Ancora il boicottaggio degli aiuti all’esercito russo in Bielorussia, così come il blocco dei camion russi sul confine polacco; le azioni di hackeraggio contro il governo e i media russi e quelli contro le aziende che hanno aggirato le sanzioni. Le manifestazioni pacifiche di protesta dei cittadini ucraini contro l’esercito invasore. Coerenza vorrebbe anche che di fronte a certe oscene immagini di crimini di guerra, i governi dei Paesi occidentali rifiutano di acquistare anche le materie prime dalla Russia, pur di non cofinanziare queste azioni violente.

Tutte queste misure, messe insieme, potrebbero formulare oggetto di specifici capitoli di un manuale di pacifismo concreto e nonviolento sul quale il mondo potrebbe lavorare per contribuire a creare format di sostegno non violento che potrebbero/dovrebbero essere adottato in favore delle popolazioni aggredite militarmente.

Ma prima che tutto ciò diventi operativo, prima che il mondo si doti davvero di una forza di contrapposizione di pace in grado di intervenire nei conflitti tra Stati sovrani, oggi, nell’impossibilità di tutto questo, le speranze di pace passano attraverso la resistenza ucraina e il suo sostegno affinché possa essere messe a tacere quanto prima le ragioni delle armi e si torni a discutere sui tavoli della diplomazia.
Questo, ad oggi, è il percorso che consente di tenere insieme la ricerca della pace con la tutela migliore per le vittime della guerra.

“Non-violenza”. La pistola annodata in bronzo di Fredrik Reutersward fuori del Mémorial de Caen, in Normandia, Francia.

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