Vocazione minoritaria

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Sopra il mio letto, tengo la riproduzione di un quadro famoso di Caravaggio, quello che rappresenta la vocazione di Matteo, che sta a San Luigi dei Francesi a Roma, dove Gesù, nella penombra di una volgare osteria, indica con il dito l’esattore delle tasse Matteo, e quello gli si rivolge stupefatto e sembra dire: «Chi, io, proprio io?». Non succede sempre così, nella realtà, e nessun Dio scende dalle nuvole per chiamare a nuovi doveri. È la tua coscienza, la tua intelligenza, la tua capacità di ragionamento sul mondo che ti inducono verso una strada, che ti convincono a dedicare la tua esistenza a qualcosa che non appartiene alla sfera della sopravvivenza, del successo o dell’arricchimento, alla sfera della cosiddetta felicità privata, ma a qualche cosa che dia valore e sostanza all’idea dell’uomo che tu ti fai e che l’umanità si è fatta nei momenti migliori della sua storia.

Goffredo Fofi, Vocazione minoritaria: intervista sulle minoranze, Laterza.

Ho 37 anni, quasi 38. Sono “nel mezzo del cammin” direbbe Dante e forse anche oltre. Non credo di trovarmi in una selva oscura, grazie a Dio. Ma è di certo il momento in cui per la prima volta mi capita di guardare indietro con un po’ di vertigine per gli eventi lasciati dietro le spalle.

Da ragazzo, riflettendo sull’eta adulta di là da venire, solevo constatare assai di frequente la presenza, in paese, di giovani rivoluzionari trasformarsi in “pompieri” ovvero moderati conservatori. Io moderato e conservatore mi ci sono sempre sentito, dunque, mai avrei pensato di arrivare al doppio degli anni di un neo maggiorenne con idee più radicali di quelle che avevo da adolescente.

Da ragazzo pensavo che si potesse cambiare la società dal centro, vivendola da leader, attraverso l’impegno diretto in politica. Dopo 12 anni di politica attiva, di cui 5 da amministratore locale, mi sono reso conto che l’impegno in prima linea in politica serve a poco, in un contesto di sfaldamento della società italiana, di cui il penoso scenario politico attuale non è che la naturale conseguenza.

Oggi credo che l’unico modo per cambiare la realtà in cui viviamo è farlo dai margini, cercando di portare avanti modelli di cambiamento dal basso che possano diffondersi nella società, fino a costringere chi detiene il potere ad accorgersene e ad adottare provvedimenti conseguenti.

Il  blog nasce per questo. Per rispondere alla esigenza mia personale di riflettere su quali strategie siano utili per la costruzione di percorsi creativi di cambiamento tangibile in favore dei “colpiti dal mondo”. Gli ultimi e gli oppressi di oggi sono gli stessi di sempre ma ad essi dobbiamo aggiungere i colpiti nell’anima e tra questi vi sono sicuramente tanti giovani, soprattutto in Italia, che non hanno  più alcuna speranza nel futuro.

Sono sempre stato convinto della necessità di cambiare la realtà in cui mi sono trovato a vivere ed ho risposto a questa convinzione in vario modo. Oggi è il momento di trovare percorsi nuovi e soprattutto condivisi per provare a realizzare quel sogno di ragazzo. La domanda che vibra dentro è sempre la stessa: “chi io, proprio io?“. Nuove sono le risposte da cercare. La vocazione è chiamata. Minoritaria non perché pretende di essere esclusiva ma in quanto parte dal basso e rivolge la sua attenzione agli ultimi.

Spero di poter trovare lettori attenti e soprattutto sensibili e collaborativi. Saranno pertanto molto graditi proposte, spunti, critiche e contributi dai lettori del blog.

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