Delusione

«A questa rivelazione ne seguì un’altra, fulminea: che la mia enorme capacità di restare deluso fosse in realtà una conquista, una vittoria. La misura e la frequenza devastante delle mie delusioni («in ginocchio, ma non ancora sconfitto» è il lamento vanaglorioso di Gauguin) erano la prova di quanto ancora mi aspettavo e desideravo dal mondo, di quanta speranza vi riponessi ancora. Quando non sarò più capace di restare deluso l’avventura sarà finita: tanto vale essere morti».

Geoff Dyer, Sabbie bianche

Austerità

L’austerità non è oggi un mero strumento di politica economica cui si debba ricorrere per superare una difficoltà temporanea, congiunturale, per poter consentire la ripresa e il ripristino dei vecchi meccanismi economici e sociali. Questo è il modo con cui l’austerità viene concepita e presentata dai gruppi dominanti e dalle forze politiche conservatrici. Ma non è cosi per noi. Per noi l’austerità è il mezzo per contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato. L’austerità significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia; cioè il contrario di tutto ciò che abbiamo conosciuto e pagato finora, e che ci ha portato alla crisi gravissima i cui guasti si accumulano da anni e che oggi sì manifesta in Italia in tutta la sua drammatica portata.

Enrico Berlinguer, 15 gennaio 1977. Discorso agli intellettuali